Vita degli Anfibi (Alter Ego, 2023), proposto al Premio Strega da Paolo Di Paolo, secondo romanzo di Piero Balzoni (il primo “Come uccidere le aragoste”, Giulio Perrone Editore, 2015), è la storia drammatica di una bambina che “perde” il padre, non vedendolo più da un momento all’altro, mentre si dondola su un’altalena, il giorno del suo compleanno.
Rimangono sole: lei e la madre. Lei col grande senso di colpa per non essere stata abbastanza attenta alle ultime parole del padre (troppo presa dall’euforia del gioco, quell’hic et nunc che ritorna spesso tra le pagine per tormentare la protagonista) e la madre furiosa per l’ultimo “regalo” ricevuto dal marito: la sua sparizione.
La bambina poi muta in un’adolescente molto studiosa, ma anche troppo magra. Infatti mangia poco quasi abbia voglia di rimanere piccola per fermare il tempo all’attimo in cui il padre si è dissolto nel nulla, abbandonandola.
Ma alla fine cresce, cresce anche lei. Come è nella natura delle cose, come lo scorrere del tempo vuole, diventa un’adulta dedita al lavoro (infermiera in un ospedale in una città sul mare), senza però mai perdere la speranza di trovare il padre… lo cerca negli oggetti di lui che conserva, lo cerca negli articoli di giornali dell’epoca, nella smania di ricapitolare la storia del padre almeno per avere una bara su cui piangerlo (se mai fosse morto)… lo cerca nelle persone che lo avevano conosciuto o che su di lui avevano indagato all’indomani della sparizione (o allontanamento volontario?).
E il lettore segue la trama, la divora pagina dopo pagina, attendendo insieme alla protagonista che il padre torni o che il mistero della scomparsa si risolva in qualche modo.
C’era anche il maschio coi piedi nudi . Mi aveva toccato la spalla. Voleva farmi vedere un grillo che teneva sul dorso della mano.
Gli altri suoi amici stanno dormendo e lui è rimasto sveglio.
Non salta.
Gli ho tolto la zampa. Così può stare sempre con me.
In questa ambivalenza può leggersi la metafora dell’anfibio, della larva che diventa girino e infine rana. Proprio come la protagonista che, vivendo su due diversi livelli la propria esistenza (l’una legata al presente, l’altra legata ai ricordi), impara a con-vivere con la presenza-assenza paterna.
Il linguaggio è semplice, le frasi spesso brevi. Certe volte (e non si tratta di sviste!!) i discorsi in bocca ai personaggi rimangono appesi e, quindi, laddove ci aspetteremmo dei puntini di sospensione, la punteggiatura svanisce. Le frasi cioè rimangono sospese proprio come la protagonista. L’attenzione è tutta incentrata sull’attesa e sulla nostalgia.
Ci sono poi anche altri espedienti usati dall’autore come la mancanza del nome della protagonista o il fatto che la trama si svolga in un luogo e in un tempo non ben definiti, elementi che contribuiscono a rendere il senso del disorientamento che già la storia di per sé trasmette…!
Una lettura davvero consigliata, che abbiamo presentato insieme all’autore, sabato 10 giugno in occasione degli “Appuntamenti Tra le Righe“!
Pubblichiamo di seguito il commento del Prof. Sandro Baldi al libro “Vita degli anfibi” di Piero Balzoni!
Le parole descrivono un arco di emozioni e sentimenti che raccolgono miracolosamente l’UNICITA’ del genere umano. Niente nomi di città, niente calendario: solo personaggi e oggetti di vita quotidiana. Finalmente si parla di noi al di qua dello spazio, al di là del tempo. Ecco un altro fondamento della parola smarrita di Balzoni: IL TEMPO!!! Ma il tempo è la vita degli anfibi: un pò dentro, un pò fuori ed ecco costruita a poco a poco la presenza vera, forte, acuta di un’assenza fondativa dell’identità umana!