“Sguardo cosmico“. L’opera è realizzata interamente con colori acrilici. Al centro dell’opera c’è un bagliore con attorno scie luminose gialle. L’ intreccio forma un occhio stilizzato, simbolo di una diversa prospettiva di vita. Le diverse visioni di vita si scontrano le une con le altre andandosi a ricongiungere ed arricchendosi, creando un universo in continua espansione. L’occhio umano come l’universo è l’organo più complesso, ed è in grado di ricevere stimoli luminosi e delle immagini elaborate dalla mente dando origine all’esperienza visiva.
BREVE BIOGRAFIA DELL’ARTISTA
Beatrice Grammatica nata a Roma il 1/4/1998. Si diploma nel 2018 in Amministrazione, Finanza e Marketing. Nel 2021 si laurea in Grafica D’Arte- Tecniche dell’Incisione. Fa parte dell’Associazione Tema-Hesperia di Pomezia, galleria d’arte, con la quale ha avuto l’opportunità di partecipare ad alcune mostre organizzate nella città. E’ arrivata semifinalista al Contest “Siena Photo Awards 2017“, l’anno successivo ha partecipato alla maratona Italia Photo Maraton di Roma. Nella sua poetica ama raccontare del sociale, l’amore astratto e figurativo, immigrazione, senso di vuoto. Le piace esprimersi con il colore, perché attraverso esso, si sente libera di creare accostamenti diversi per ogni sensazione che prova. Si ispira al post-impressionismo, in particolare all’artista Emil Nolde che incentra la sua arte sull’immaginazione traducendola in realtà.
1. Early morning I (Acrilico su tela, 40 x 50 cm, 2021); Guglielmo Mattei
DESCRIZIONE
Una giovane madre appena sveglia, sola. L’inizio di un nuovo giorno. Forse di là sta piangendo il bambino? Crearsi e creare tutto, di nuovo.
2. Early morning II
2. Early morning. II (Acrilico su tela, 40 x 50 cm, 2021); Guglielmo Mattei
DESCRIZIONE
Pochi minuti dopo. Che giorno ti attende? Che vita stai creando?
BREVE BIOGRAFIA DELL’ARTISTA
Guglielmo Mattei (Roma 1988) è sia pittore che professore di Lettere. Dopo aver conseguito il dottorato in Letteratura Latina nel 2017, insegna Latino e Greco presso il Liceo ‘Giulio Cesare’ di Roma. La pittura rimane, tuttavia, la sua più antica e grande passione, fin da quando conobbe l’arte con il nonno e il papà. Allievo del maestro Elio Mazzella, dal 2014 in poi ha esposto in numerose mostre personali (Galleria “Arte & Dintorni” di Napoli, 2015; ‘Anticafè’ di Roma, 2016; Chiostro degli Agostiniani di Bracciano, 2019; Villa Mergè di Frascati, 2020) o collettive (tra le altre sedi: Galleria ‘Vittoria’ di Roma, RAW 2018; Palazzo Chigi di Soriano nel Cimino, 2019; Palazzo Ducale di Tagliacozzo, 2020; 1ª Biennale d’Irpinia, Montella, 2021). Tra il 2017 e il 2019 ha portato avanti due ricerche parallele: da una parte, ha approfondito l’indagine della realtà con opere prettamente figurative, giungendo nel maggio del 2019 a illustrare la guida ufficiale dell’evento ‘Cortili aperti Roma’, a cura di ADSI, con esposizione delle opere a Palazzo Malvezzi Campeggi; dall’altra, si è incamminato verso orizzonti più informali con la serie ‘Sopravvivenze’, giungendo ad essere ammesso a tre edizioni del Porticato Gaetano (XXIX-XXXI) e vincendo la I edizione del “Rospigliosi Art Prize” di Zagarolo, categoria “Under 30” (2018) nonché la I edizione del concorso ‘Cammini di fede’ presso l’Abbazia di Grottaferrata (2019). A partire dal 2020 ha intensificato la produzione figurativa, con le serie dei ‘Paesaggi romani‘, dei ‘Mesi a Roma‘, degli ‘Estivi‘, dei ‘Ritratti sospesi‘. Nel 2020 è ammesso alla 47ª edizione del ‘Premio Sulmona’. Nel giugno 2021 partecipa alla 115ª edizione dei ‘Cento Pittori di Via Margutta’ con la Galleria ‘Vittoria’, mentre a ottobre vince il XXXI Premio ‘La scaletta‘ di Velletri (RM). Hanno scritto di lui D. Ricci (“Il Mattino”, 9 maggio 2015), A. Borghese (“La Provincia” di Frosinone, 12 novembre 2016), C. Savastano (catalogo del XLVII Premio Sulmona), M.R. di Virgilio (catalogo della Biennale d’Irpinia). Vive e lavora a Roma.
1. “La stanza degli schizzi” (2021). Arte digitale; Federica Colletti.
DESCRIZIONE
L’opera nasce da un intreccio di elementi derivanti da molteplici teorie cosmogoniche, afferenti a diverse discipline, talvolta complementari, talora in antitesi. I diversi frammenti ispirati dall’una o dall’altra sono stati fusi in un unicum mediante libere associazioni tradotte in immagini surreali o direttamente immaginate in forma visiva e rappresentate. L’immagine può d’altro canto essere guardata ed interpretata a diversi livelli, scorporando con gli occhi tutte le forme riconducibili a teorie della fisica, narrazioni religiose, visioni filosofiche od esoteriche. La stanza può rappresentare un diario degli schizzi che racchiude, in una prima bozza preparatoria, tutti gli elementi che Dio ha plasmato durante la Creazione: “Il primo giorno separò la luce dalle tenebre, creando il giorno e la notte. Il secondo fu creato il cielo per separare le acque inferiori dalle acque superiori, il terzo, dalle acque inferiori fu fatto emergere il terreno e da questo fu fatta germogliare ogni pianta sì creata. Il quarto giorno Dio creò il Sole, la Luna e le stelle e pose il tutto nel firmamento, affinché illuminassero la terra e regolassero il tempo. Il quinto giorno vengono creati gli esseri marini e gli uccelli […], il sesto furono creati gli animali terrestri, fu poi creata l’Umanità”. Alcuni dettagli visibili nel lavoro rispecchiano dei punti cardine di quelle che per gli Ermetici sono le 7 Leggi Universali, responsabili dell’equilibrio del cosmo che ci circonda, nonché di quella del rapporto tra l’uomo e quest’ultimo. La Legge dello Spirito evidenzia il potere della nostra mente nel contribuire a creare la realtà che percepiamo, determinando l’esperienza che ne facciamo. Un punto di vista affine a quello del costruttivismo in psicologia, che vede la conoscenza come costruita dalla propria esperienza attraverso i propri costrutti interni. La Legge dell’Attrazione, partendo da un analogo presupposto, aggiunge che siamo noi esseri umani a plasmare la nostra realtà e ad attrarre ciò che ci è simile, nelle vesti di esperienze o persone. Entrambe abbracciano il pensiero che ognuno sia artefice del proprio destino: “Homo faber ipsius fortunae”, come scritto nel cerchio dorato sopra uno degli orologi. Proprio questi ultimi, insieme alla clessidra, sono un rimando alla Legge del Ritmo, secondo cui qualsiasi cosa si desideri realizzare, necessita del suo tempo per svilupparsi e venire alla luce. La dualità intrinseca in ogni cosa, richiamata nella Legge della Polarità, nonché nello Yin e Yang, trova raffigurazione nel paradosso nell’illuminazione del luogo: metà luce e metà buio. “Gli opposti sono identici, differendo solo di grado, cosicché possono venire conciliati e gli estremi finiscono col toccarsi”. La Legge del Genere, infine, sancisce che dentro ognuno sia presente il principio femminile e maschile. Quella che da lontano appare una screpolatura sul muro, dopo la porta dietro la quale filtra la luce, nasconde due sagome di un uomo ed una donna che simboleggiano questo principio. La clessidra che, con lo scorrere lento dei suoi granelli crea una spiaggia, oltre ad essere metafora di come raggiungere un risultato tangibile necessiti attesa e perseveranza, se guardata insieme alla spiaggia, è la rappresentazione del concetto fisico di spaziotempo. Quest’ultimo, anche detto cronotopo, sta ad indicare la struttura quadrimensionale dell’universo. Esso è infatti composto di quattro dimensioni: tre spaziali (lunghezza, larghezza e profondità) ed il tempo. Il concetto di spaziotempo fonde in un’unica entità quella spaziale e temporale, figlio della teoria della relatività ristretta: ciò che diversi osservatori percepiscono, dipende dalla posizione dell’oggetto ma anche dal momento in cui l’osservazione avviene. La barca ormeggiata sulla spiaggia è un rimando alla funzione di guida che svolgevano in antichità le stelle per la navigazione, assieme alla rosa dei venti. La contaminazione con elementi musicali in essa e in uno degli orologi, sono un riferimento agli esperimenti che il filosofo Pitagora fece in merito alla relazione tra musica, numeri e cosmo. Egli vedeva l’Universo come una sconfinata sinfonia.
2. Allegoria del perdersi e del ritrovarsi
2. “Allegoria del perdersi e del ritrovarsi” (2020). Arte digitale su Carta fotografica, 40 x 60 cm senza cornice. 50 x 70; Federica Colletti
DESCRIZIONE
L’opera è la raffigurazione del rapporto dell’universo interiore e il macrocosmo, dove la cattedrale è una metafora visiva del corpo umano. La maggior parte delle finestre non ha i vetri, assenza che simboleggia il continuo interscambio tra mondo interno ed esterno, la corrispondenza tra le regole dell’Universo e quelle che disciplinano l’uomo, così come ricordato dal Principio di corrispondenza. Le due scale a chiocciola rimandano alla successione aurea di Fibonacci, una sequenza in cui ciascun numero è la somma dei due precedenti, la cui presenza ricorre, oltre che in numerose opere d’arte, in natura e nel corpo umano. Questa sequenza, così come la forma spirale, si può trovare non solo nel numero e nella disposizione dei petali di alcuni fiori o nelle conchiglie, nonché in altri innumerevoli esempi in natura, ma anche nella forma delle Galassie e del DNA. La presenza delle due figure umane all’interno della cattedrale, prende ispirazione della frase di Jung “chi guarda fuori sogna, chi guarda dentro, si sveglia”. Sono rispettivamente l’allegoria del Perdersi e del Ritrovarsi.
BREVE BIOGRAFIA DELL’ARTISTA
Mi chiamo Federica Colletti, laureata in Psicologia e amante dell’arte in ogni sua forma. Da quattro anni realizzocollage digitalidi stampo perlopiù surrealista, molti dei quali sono al limite del paradossale e rimandano al mondo onirico. Sono realizzati mediante libere associazioni, nascono quindi da una moltitudine di pensieri lasciati liberi di circolare riversandosi in una rappresentazione unica. Di alcuni di questi pensieri, probabilmente, non sono nemmeno consapevole, ma è di relativa importanza, mi piace che l’osservatore sia in grado di decidere cosa significano per lui. C’è un significato diverso per ogni paio di occhi che osserva. A volte mi diverto ad auto-interpretarmeli a lavoro concluso, altre volte vedo affacciarsi la consapevolezza dei “perché’’ nascosti durante il processo, magari mentre aggiungo un pezzo o scelgo un colore. A seconda di quanto la nuova consapevolezza sia in linea con ciò che intendo trasmettere, scelgo se assecondarla e proseguire il lavoro così come lo sto svolgendo o se cambiare strada, lasciando che si dispieghi in maniera diversa da come (non) l’avevo pensato. Spesso irrompono nuove idee e io le lascio semplicemente fluire, limitando il più possibile l’interferenza del pensiero cosciente, così che ciò che alla fine prende vita sia esattamente quello che avrebbe dovuto essere, senza averlo deciso. Sono senz’altro presenti dei temi ricorrenti: tempo, spazio, illusione, tenacia, speranza, memoria, libertà, ricerca, dissociazione, dipendenza, crescita, sogno, soggettività, amore, armonia, natura.Metà delle creazioni raffigurano spazi chiusi (le stanze sono spesso una metafora di “luoghi psichici”) e l’altra metà spazi aperti (il significato è variabile ma spesso l’ambientazione è simbolo di uno stato mentale o temporale). Ho iniziato per gioco, facendo una miscellanea di quadri celebri dando vita a uno scenario nuovo. Poi ho utilizzato gli stessi per veicolare concetti. Infine, ho voluto staccarmi dai lavori dei grandi maestri, per creare qualcosa che sentissi più mio. Ho trovato in questa nuova tecnica ciò che prima ricercavo nella scrittura: è sempre un modo di esprimere se stessi e di parti di sé nascoste, dimenticate o potenziali. Tuttavia, tramite le immagini si ha il privilegio di poterlo fare in forma più criptica e al contempo più libera: si possono davvero abbandonare le redini della logica e della ragione che spesso guidano la mano di chi scrive, o perlomeno per me è stato così. In altri casi può essere un modo per evadere, per dimenticarmi di tutto e lasciarmi assorbire da qualcosa che mi prende completamente, mi appaga e non mi pone barriere. Assolve a tante funzioni ma col tempo è diventata anche e soprattutto in funzione di se stessa. Si è creato il bisogno dell’arte in sé. Personalmente, amo la tecnica del collage in quanto si sviluppa da parti preesistenti, destruttura e poi si ristruttura in un ordine diverso. Metaforicamente, questo è un grande insegnamento: come nella vita, fai del tuo meglio con ciò che hai. Durante questi quattro anni, quella passione che ho visto evolversi senza pretese mi ha regalato tante soddisfazioni: quattro esposizioni dal vivo e due online, collaborazioni con magazine italiani ed esteri, collettivi artistici, musicisti, scrittori e tante persone incontrate durante il percorso. Non so ancora dove porterà questa strada, ma forse non ha importanza. La meta è il viaggio.
1. “La nascita dell’universo” Tempera artigianale e china su cartoncino, 25 x 35 cm; Sara Fiorucci
DESCRIZIONE
Credo che ognuno di noi almeno una volta nella vita si sia domandato l’origine e la fine di se stesso e di ciò che lo circonda. Molti trovano la risposta nella fede, io trovo rincuorante pensare che in ogni fine ci sia un inizio, in un eterno ciclo universale talmente grande da essere per me meraviglia e terrore. La dimostrazione terrena della creazione, dell’inizio del ciclo, la si vede dal grembo di una donna gravida: un atto di amore che termina tra un uomo e una donna genera una vita, traendo quanto gli è necessario dalla vita stessa. La medesima cosa è chiara all’osservatore attento in natura, dove ogni piccola morte diventa nutrimento per le creature presenti e future. Questo si ripropone ovunque poniamo lo sguardo fino all’universo concependo un ciclo infinito dove nascita e morte sono divise da un confine molto sottile. Questo per me è il fulcro della ricerca sulla cosmogonia, la risposta alla grande domanda: chi siamo? Siamo tutt’uno con l’universo. Siamo l’universo.
BREVE BIOGRAFIA DELL’ARTISTA
Sono Sara e mi sono diplomata alla Scuola Internazionale di Comics di Roma nel 2019. Fino ad oggi ho accumulato esperienze lavorative tra le più disparate: il cammino è stato lungo e tortuoso, ma ciò mi ha portato alla determinazione odierna nel volermi affermare come artista. Ho partecipato a tre concorsi dal mio diploma ad oggi: Il contest per le carte da collezione del dvd di Hellboy (2019) in tiratura limitata, il Concorso Nazionale di Pittura “Dantebus Bazart” – IV Edizione ed il VI Concorso Letterario Nazionale di BookTribu Casa editrice con una proposta di copertina per uno dei libri finalisti. Lavoro principalmente come artista freelance con opere su commissione e attualmente sono anche alla ricerca di progetti con case editrici sia come fumettista che come illustratrice.
1. Maieutica 1 Riproduzione anatomica in resina poliuretanica su supporto ligneo e tessuto indurito con resina epossidica 20 x 50 x 18; Er Prosit
2. Maieutica 2
2. Maieutica 2 Riproduzione anatomica in resina poliuretanica su supporto ligneo e tessuto indurito con resina epossidica 50 x 50 x 18; Er Prosit
DESCRIZIONE DELLE OPERE
La tela è un sottile confine tra il mondo reale e infiniti universi che aspettano quieti il loro realizzarsi, seppur oltre la tela questi sono già pienamente realizzati. Dietro la tela esiste quindi l’Iperurano platonico, un multiverso immutabile, infinito e sempre esistito. Riuscendo a percepire il richiamo solo di alcune delle infinite “cose” oltre la tela, l’artista non può far altro che aiutare a nascere e quindi ad esistere l’autore di tale richiamo ancestrale. Nella gestazione l’artista Creatore plasma la tela-placenta, la materia, infondendo sostanza e causalità, dando quindi esistenza alle “cose” oltre la tela che finalmente lanciano il loro vagito vitale. L’artista Creatore, inconsapevolmente, diventa quindi Motore Immobile: l’opera artistica trascende la realtà e collega il nostro cosmo sensibile ad altri infiniti cosmi. Nell’opera artistica ci sono quindi tutti i presupposti, ossia causa e sostanza, alla creazione di infiniti universi. Con le opere Maieutica 1 e Maieutica 2 l’artista rappresenta l’esatto momento della Creazione in cui, mentre alcune “cose” nascono, la tela-confine tra il cosmo sensibile e quello platonico è talmente sottile o inesistente da poterci permettere di vedere oltre, scorgendo per un istante infiniti universi in attesa di esistere.
BREVE BIOGRAFIA DELL’ARTISTA
ErProsit (Michele Santini) nasce a Roma nel 1993 dove risiede tutt’ora. Finito il liceo studia per due anni Make Up, specializzandosi come truccatore cinematografico con indirizzo in effetti speciali, qualificazione riconosciuta a livello europeo che gli ha permesso di entrare in contatto con lo studio dei materiali e la presa di calchi dal vivo. Da sempre interessato al mondo della street art, nel 2016 partecipa al Festival Gianmaria Volontè insieme ad artisti internazionali cimentandosi nell’istallazione esterna “Quarta Parete” prima scultura dell’artista di riproduzione anatomica a grandezza naturale in resina. Negli anni successivi affina le proprie doti artigianali lavorando svariati materiali come il cuoio, la resina e il legno prestando la sua collaborazione in vari laboratori romani. Dal 2020, conscio di aver maturato la giusta esperienza manuale, inizia la produzione di installazioni personali, proponendo e realizzando opere scultoree per l’Italia e assistendo numerosi artisti nella manipolazione ed utilizzo della resina, materiale in cui Michele Santini è ormai massimo esperto. Assiste e collabora con artisti internazionali mettendo a loro disposizione le sue conoscenze dei materiali nella produzioni di opere artistiche uniche nel loro genere. Ha realizzato l’installazione pubblica “Equilibrio” per il progetto di recupero di tronchi abbattuti Ovindoli Magic Garden a Ovindoli. A Settembre 2021 ha vinto il bando nazionale “Un Bacio e Mille Ancora” indetto dal comune di Collecchio con l’installazione artistica “Altri Tempi” esposta al Centro Culturale Villa Soragna. Nel Dicembre 2021 partecipa con successo alla Call “Cosmogonie” indetta dall’associazione “Fame di Libri Sete di Arte” avendo così la possibilità di esporre le sue opere “Maieutica 1” e “Maieutica 2” in una mostra collettiva a Roma presso la Sala Alessandrina del Museo Storico Nazionale dell’Arte Sanitaria. Con l’installazione artistica “Maieutica 1” (opera più votata dal pubblico) risulta tra i finalisti del Contest.
L’Associazione giovanile Fame di Libri Sete di Arte è lieta di presentarvi “COSMOGONIE“, la Call for Artists & Writers, con la quale verranno selezionati artisti e scrittori emergenti del territorio romano per la realizzazione del primo evento culturale che si terrà nelle date 4 e 5 dicembre 2021 all’interno del progetto “Fame di Libri Sete di Arte“, progetto vincitore del bando VitaminaG nell’ambito del programma GenerAzioniGiovani.it finanziato dalle Politiche Giovanili della Regione Lazio con il sostegno del Dipartimento per la Gioventù.
A chi ci rivolgiamo?
Sono invitati a partecipare artisti e scrittori emergenti del territorio romano presentando fino a 3 opere per le categorie: fotografia, opere pittoriche, scultura, installazioni, performance, narrativa (romanzo, racconto, raccolta di racconti), poesia (raccolta di poesie), saggistica.
Cosmogonie come tema della Call. Cosa intendiamo?
La nascita, la creazione, la relazione e l’evoluzione del rapporto dell’uomo con il cosmo. L’uomo al centro del cosmo ed esso stesso cosmo. “Si dice che quando una persona guarda le stelle è come se volesse ritrovare la propria dimensione dispersa nell’universo.” Cit. Salvador Dalì. Se vuoi saperne di più leggi con attenzione il punto 4 della Call.
Si, i candidati potranno partecipare alla Call compilando uno dei suddetti moduli entro le ore 00.00 del 14 novembre 2021.
Cosa accade se si viene selezionati?
Gli artisti e gli scrittori selezionati vedranno le loro opere presentate all’evento che si terrà nella storica sala Alessandrina del Museo di Storia dell’Arte Sanitaria, nel complesso dell’Ospedale Santo Spirito in Sassia, con accesso in Lungotevere in Sassia, 3, Roma. In particolare, le opere artistiche verranno allestite in una mostra collettiva; mentre le opere letterarie verranno presentante insieme con gli autori in momenti dedicati.
Gli artisti e gli scrittori che non passeranno la selezione potranno in ogni caso vedere pubblicate le loro opere artistiche e letterarie nelle vetrine già presenti sul sito e create appositamente per promuovere e valorizzare l’arte e la scrittura tra i giovani (vetrina per gli artisti; vetrina per gli scrittori).
Si vincono dei premi?
Si, alla fine di tutti e tre gli eventi che organizzeremo all’interno del progetto “Fame di Libri Sete di Arte” con cui abbiamo vinto il bando Vitamina G, dato il già elevato valore dell’iniziativa, verranno assegnati dei premi simbolici (v. punto 9 della Call).
Cosa aspetti? Libera la tua creatività e fatti conoscere!
Scaduta la Call “Cosmogonie”. Ringraziamo tutti i numerosi partecipanti! Al momento sono in corso le valutazioni …! A breve i responsi !
“Lipa, profughi”. Olio su tela (h, 80cm – b, 40cm)
PROFILO INSTAGRAM:
tizianolatronico81
DESCRIZIONE DELL’OPERA:
Disumanizzazione è l’unica parola che mi permette di sintetizzare il comportamento del mondo occidentale nei confronti dei profughi, perché quando non percepiamo, non vediamo la differenza, la tragedia e non riconosciamo le qualità proprie dell’ uomo, non riconosciamo noi stessi. Il campo di Lipa è l’immagine di questo concetto, è un esempio concreto di disumanizzazione. Persone abbandonate al proprio destino, letteralmente non considerate esseri umani, persone trasformate in fantocci inespressivi dal cinismo e dalla crudeltà di una società che ha paura del suo stesso respiro. Persone private della propria narrazione, svuotate emotivamente. L’unica cosa che gli resta è un ambiente indefinito e ostile, quasi irreale, una terra di mezzo imposta dal silenzio e dall’odio, dove nemmeno il cielo riesce a placarsi.
BREVE BIOGRAFIA DELL’ARTISTA:
Sono un autodidatta. Nel periodo peggiore della mia vita, l’infanzia, l’arte diventò una luce in mezzo all’oscurità. Animali e fumetti furono i miei soggetti preferiti. Nasco disegnatore, ma da un anno ho iniziato a dipingere. La condizione umana è un tema che cerco sempre di affrontare attraverso l’arte, mi da la possibilità di mettere e di mettermi in discussione.
Artemisia Gentileschi, vissuta tra la fine del 1500 e gli inizi del 1600, è stata tra le primissime donne pittrici nella storia dell’arte, ma forse non tutti conoscono il tragico evento che la coinvolse all’età di 18 anni.
Nata a Roma nel 1593 dal pittore Orazio Gentileschi e da Prudenzia di Ottaviano Montoni, Artemisia dimostrò le sue abilità artistiche fin da giovane arrivando a conoscere, una volta entrata in contratto con l’ambito artistico romano (al tempo in grande fervore), le opere di Caravaggio che divennero per lei punto di riferimento e di ispirazione.
Artemisia amò l’arte diventando una pittrice conosciuta e apprezzata.
Tuttavia, la sua vita non fu semplice.
Essa, infatti, nel 1611, venne stuprata da Agostino Tassi, paesaggista e amico del padre.
Passò un anno da quell’evento e lei, in un mondo che ancora non riconosceva per le donne i diritti e le tutele di oggi, trovò comunque il coraggio di sporgere denuncia.
La violenza subita, che segnò profondamente Artemisia lasciandole un grande trauma, influenzò in modo drammatico il suo sviluppo artistico.
L’opera emblematica del sentimento di rabbia maturato in seno alla pittrice nei confronti dell’aggressore è rappresentata da Giuditta che decapita Oloferne, un’opera carica di rancore.
Il volto di Giuditta è in grado di parlare a distanza di secoli, la sua espressione rende proprio l’idea dell’odio e lascia trasparire la sete di giustizia dell’artista.
Il processo a Tassi fu ancora più umiliante per la pittrice: la stessa venne, infatti, sottoposta a diverse visite ginecologiche, senza contare che numerose furono le false testimonianze rese.
Dopo alcuni mesi, per fortuna, venne emessa sentenza in favore di Artemisia, il Tassi fu condannato per la deflorazione della pittrice, per la corruzione dei testimoni e la diffamazione di Orazio Gentileschi.
Ancor oggi la sentenza è conservata negli Archivi Vaticani.
Ecco il messaggio offerto da Artemisia, in questo periodo di quarantena, a tutte le donne, le madri, le figlie che hanno subito violenza e che non hanno potuto sfuggire all’aggressività, al timore e alla paura, di farsi forza ora e di denunciare!
Un nuovo modo di vedere l’arte, un nuovo modo per entrare nell’intimità dell’artista.
Di cosa parliamo?
Della user experience!
Per chi non conoscesse il termine, si tratta di far vivere ad un utente un’esperienza che lo possa far avvicinare ad un prodotto (in questo caso lasciatemi passare il termine) l’arte!
Nel caso dell’arte si parla delle mostre virtuali che nascono per essere vissute dal visitatore sotto un’altra chiave di lettura, infatti non si passeggia più passivamente per le gallerie ma si diventa protagonisti entrando nei quadri.
Le opere si animano, le onde per magia della grafica diventano vere e il cielo tanto sognato da Van Gogh s’illumina di quelle stelle che l’artista vide a suo tempo.
Numerose sono state le mostre virtuali organizzate negli ultimi anni tra cui quelle dedicate a Monet e agli impressionisti.
Per chi le ha vissute ha potuto godere della bellezza delle ninfee cullate dolcemente dall’acqua.
A cosa risponde questa esigenza dell’utente/visitatore di vivere una mostra di tal genere?
A mio parere questo nuovo modo di visitare le mostre risponde al bisogno di provare qualcosa di nuovo, di sperimentare con le proprie mani e di entrare con il proprio corpo.
Perché siamo talmente tanto annoiati dal bombardamento comunicativo che siamo diventati apatici e sentiamo il bisogno di comprendere quello che si agita nella nostra testa tanto da non rendere più sufficiente sentire le spiegazioni della guida sulla storia che si cela dietro un quadro.
Infatti, abbiamo bisogno di cambiare, di provare e di sperimentare, di vivere le pennellate dell’artista.
Certo vero è anche che vedere il quadro nella sua originalità senza manipolazioni ha un fascino che la grafica purtroppo non potrà mai dare
Diversi artisti hanno fatto della loro arte una provocazione contro il sistema, contro il capitalismo, (alle volte addirittura) contro loro stessi, ma si può considerare anche questa una forma d’arte?
Ebbene a mio modesto pare sì.
Si pensi ad esempio allo stratagemma architettato da Bansky in persona per portare alla distruzione, durante un’asta di Sotheby’s a Londra, il famoso murales da lui stesso dipinto Girl with baloon…! cui i presenti all’asta hanno potuto assistere, poco prima l’opera era stata venduta per oltre un milione di sterline (poi rivendicata dallo street artist sul suo profilo Instragram).
L’opera si ferma nella tela o si genera nel momento in cui il comportamento dell’artista crea una nuova forma espressiva anche violenta o trasgressiva?
Un altro esempio di arte provocatoria è la Fontana di Duchamp, la quale fu rimossa dal Museo per essere gettata nella spazzatura.
L’opera posta nel suo contesto assume un connotato diverso, diventa intellettuale e non più calata nel concreto.
Come disse il filosofo Sthephen Hicks a commento della Fontana “L’Arte è qualcosa su cui puoi pisciare”.
Ultimo esempio è la banana bloccata da un nastro di scoatch dell’artista Maurizio Cattelan, un’opera effimera per la quale la critica si è divisa in due. Arte o non Arte?
Secondo il mio pensiero l’arte contemporanea è nell’idea, esce fuori dai canoni rappresentativi di dover per forza riprendere i tratti di un volto o di un paesaggio per farne una fotografia.
L’arte diventa intima e si manifesta attraverso un messaggio, semplice ed efficace coinvolgendo i mass media e provocando la società. Non si ferma più nella tela, nella scultura, ma diventa azione.