1. Oltre, digital painting, 3240px x 3240px; Pietro Santovetti.
DESCRIZIONE
Nella mia opera ho voluto raccontare il rapporto tra l’uomo e il cosmo, raffigurandolo come un confine invisibile, che ci rende spettatori in un mondo sempre più stretto, da cui esploriamo con lo sguardo la profondità dello spazio, immaginando universi lontani e storie di mondi inesplorati.
BREVE BIOGRAFIA DELL’ARTISTA
Innamorato da sempre di cosa si potesse raccontare con un foglio bianco e una matita, ho intrapreso gli studi presso il liceo artistico, per poi intraprendere gli studi accademici in Graphic Design e in Visual Design. Coltivando la passione per l’illustrazione ho lavorato come Storyboard Artist, Illustratore e Motion Designer.
“La Quintessenza” – Pittura acrilica su tela 50X40 cm; Ida Maria Esposito
DESCRIZIONE
Acqua, aria, terra e fuoco. Elementi primordiali che generano un microcosmo e un macrocosmo che si legano indissolubilmente: L’uomo al centro del cosmo e il cosmo al centro della vita.
BREVE BIOGRAFIA DELL’ARTISTA
Sono una fashion designer, ma da sempre affascinata dal mondo dell’arte a tutto tondo. Mi sono avvicinata da poco alla pittura e mi piace sperimentare varie tecniche e supporti nei miei lavori.
L’essenza, matite colorate, 24×33 cm, The dark rose
DESCRIZIONE
Rappresenta l’esplosione del Big bang e come il Big bang ha generato tutto il cosmo. Le sfumature presenti nell’opera rappresentano le sfumature della personalità di un ogni soggetto che ha al suo interno. Il cerchio nero al centro rappresenta il nucleo o la persona mentre tutti gli altri colori sono i vari elementi che formano il cosmo e la personalità.
2. Eclipse
2. Eclipse, matite colorate, 24×31,5 cm; The dark rose
DESCRIZIONE
Eclipse dall’inglese significa eclisse ed è ciò che io sono andato a interpretare. Tutto è buio, il nero. Ma dal buio nasce la luce portata dal bianco e nella luce si può trovare la passione (il rosso) per la vita, l’energia per affrontare le sfide (l’arancio) e la gioia rappresenta dal giallo.
BREVE BIOGRAFIA DELL’ARTSITA
Non sono solo un disegnatore ma anche un poeta, scrittore, musicista e stilista. La prima arte che ho imparato è stata quella della musica ho provato a partecipare anche ad alcuni talent show. Da sempre, però, disegno… infatti ho vinto anche un riconoscimento per un concorso dedicato a Giovanni Paolo II. Durante la prima quarantena ho partecipato a un concorso dove i fondi venivano destinati alla croce Rossa e sono stato inserito nel libro con il titolo “Lettere in quarantena-storie di un tempo sospeso” con il testo “Giorni di quarantena“.
OPERE CON CUI L’ARTISTA HA PARTECIPATO ALL’EVENTO “COSMOGONIE”
1. Origine del Cosmo
1. Origine del Cosmo – Tempera su cartone telato 50 x 60 cm; Maria Michaela Pani
DESCRIZIONE
La necessità umana di sancire l’inizio e la fine delle cose, di percorsi, di trovare una linearità, uno svolgimento facile da seguire e comprendere, porta l’uomo ad interrogarsi su una rassicurante nascita dell’universo. In natura, tuttavia, tutto si trasforma senza inizi e senza fine, in un continuo movimento evolutivo. Si può dire che l’universo nasce quando nasce l’uomo, che per via del suo bisogno di sentirlo meno infinito e più simile a sé, decide di risalire ad un inizio, e nell’impossibilità di farlo, di costruirselo. Nel quadro, l’embrione, rappresentato in giallo, colore del terzo chakra, sede dell’ego, si innesta ai margini di un utero spaziale e vorticoso. Non è al suo centro, ma vi cerca riparo e nutrimento. Il corpo femminile, che ricorda la Venere di Willendorf, emblema della fertilità, avvolge l’Universo con sacralità, affetto, e forza generatrice, proteggendolo e contenendolo finché potrà. E qui il paradosso: il cosmo, da madre e sacca amniotica per gli esseri viventi, diventa un prodotto dell’essere vivente stesso, che una volta nato si dimentica della dimensione prenatale e lo semplifica, limitandolo nello spazio e nel tempo. Il dipinto è stato eseguito intingendo la mano sinistra, pur essendo destrorsa, direttamente nel colore. Le forme nascono dalle sensazioni tattili, visive, uditive, olfattive. L’immagine non è costruita, nasce spontaneamente come libera espressione gestuale in risposta agli stimoli emotivi.
2. False credenze
2. False credenze – Tempera su cartone telato 50 x 60 cm; Maria Michaela Pani
DESCRIZIONE
La rabbia, l’aggressività, sono maschere spesso utilizzate per nascondere le paure. Essere nel falso, essere soli, aver sbagliato, non avere le risposte alle domande che ci tormentano. In balìa delle basse vibrazioni di queste emozioni ci attacchiamo a delle idee fisse, delle teorie, che anestetizzano dal dolore del limbo della sofferenza e ostacolano una profonda trasformazione interiore, ancorandoci a falsi idealismi e desideri di immutabilità. Nel quadro, la dimensione dirompente della rabbia, della paura, dell’invidia, la creazione violenta e carica di energia, è rappresentata dai tratti graffiati in rosso e arancione macchiati di verde. La sensazione ricercata è quella della disperazione della crisi più nera e fonda, che comprime il corpo, lo carica di tensioni, lo porta ad irrigidirsi, in una chiusura che preannuncia la deflagrazione violenta. Le mani contengono il viso con tanta foga da lasciare il segno delle unghie sula pelle, quasi a volerlo strappare via. Non c’è delicatezza, non c’è una visione chiara e nitida, solo desiderio di imporre la propria realizzazione, i propri desideri, di avere il controllo non solo di sé ma anche degli altri e delle situazioni. In questa esplosività di rabbia, l’uomo è rappresentato con un segno giallo, quasi spinto fuori dalla tela dalla potenza travolgente e cieca dell’esplosione emotiva di fronte alla reale impotenza nei confronti dell’universo. Il dipinto è stato eseguito intingendo la mano sinistra, pur essendo destrorsa, direttamente nel colore. Le forme nascono dalle sensazioni tattili, visive, uditive, olfattive. L’immagine non è costruita, nasce spontaneamente come libera espressione gestuale in risposta agli stimoli emotivi.
3. La notte genera stelle e genera dubbi
3. La notte genera stelle e genera dubbi – Tempera su cartone telato 50 x 60 cm; Maria Michaela Pani
DESCRIZIONE
Perché siamo qui? Da dove veniamo? Chi siamo? Queste sono alcune delle domande esistenziali che l’uomo rivolge al cielo, di notte. L’oscurità dell’intimità con l’universo celeste, per assonanza, ci riconduce al buio del proprio personale universo interiore, il luogo in cui sono possibili le illuminazioni profonde. Nella notte generiamo speranze e dubbi, che si alimentano a vicenda, in un atto ricreativo e creativo continuo. Nel quadro, l’uomo è rappresentato in arancione, il colore del secondo chakra, che simboleggia l’incontro fecondo tra la triade mente-corpo-spirito, che caratterizza la propria interiorità, e il mondo esterno, in questo caso un cielo notturno. Il giallo, l’ego, nei rimuginii notturni esplode e si spande frammentato nello spazio infinito, come un cielo stellato. Osservando il cielo l’uomo osserva parti del sé, si interroga, si specchia, si riconosce e disconosce, si scarica di responsabilità troppo ingombranti e si carica di virtù che vorrebbe possedere. Il dipinto è stato eseguito intingendo la mano sinistra, pur essendo destrorsa, direttamente nel colore. Le forme nascono dalle sensazioni tattili, visive, uditive, olfattive. L’immagine non è costruita, nasce spontaneamente come libera espressione gestuale in risposta agli stimoli emotivi.
PERFORMANCE DURANTE L’EVENTO COSMOGONIE
L’Architetto e Artista Maria Michaela Pani, durante la giornata di inaugurazione dell’evento Cosmogonie, il 4 dicembre 2021, si è anche esibita in una performance di live painting sotto gli occhi del pubblico incuriosito e catturato dai gesti veloci della performer. Il frutto della performance, di cui potete vedere di seguito alcuni scatti, è entrato a far parte del percorso espositivo, una volta concluso.
BREVE BIOGRAFIA ARTISTA
Maria Michaela Pani, architetto, pittrice, illustratrice e scrittrice, nasce a Roma nel 1986. Fin da bambina ha eletto il segno grafico come suo linguaggio primario, passando gran parte del suo tempo disegnando con qualsiasi strumento le capitasse. Silenziosa e discreta, non ha mai negato un fumetto personalizzato ai suoi compagni di classe. Nutrendosi profondamente del rapporto con l’arte, lo esplora con vivace curiosità. Tuttavia, le scelte di studio e di lavoro fino ad ora l’hanno portata a vivere il mondo artistico principalmente dal punto di vista organizzativo. Collabora con diverse associazioni culturali e studi di architettura, occupandosi dell’allestimento di mostre di pittura e fotografiche, anche nella veste di curatrice. Tra le ultime, l’allestimento della mostra su Leonardo Da Vinci a villa Farnesina del 2019, in cui ha partecipato alla progettazione degli elementi espositivi e all’allestimento delle sale con lo studio Susanna Nobili Architettura; l’allestimento e l’attività curatoriale della mostra fotografica in memoria di Stefano Brasili presso la libreria ELI, con l’A.S.D. Dinamica Tai Chi Chuan, sempre nel 2019; le mostre artistiche con cadenza settimanale presso Interno 14, organizzate con Associazione Italiana di Architettura e Critica, dal 2014 al 2018. Durante il periodo del liceo si avvicina all’arte attraverso la musica e la scrittura, proseguendo negli anni con le arti marziali e la danza. Dal 2016, con il suo studio, HOBO-sdc, si dedica alla realizzazione di video e utilizza le competenze apprese con l’esperienza nel supportare l’avvio di diversi progetti artistici. Tra il 2018 e il 2019 tre dei suoi racconti brevi sono stati selezionati e pubblicati sulla posterzine Locomotive. Di sottofondo alle varie attività, la pittura è rimasta per lei un tipo di espressione privata, intimistica e profonda, una sorta di diario segreto dell’anima in cui custodire la parte più emotiva e fragile, sapientemente protetta da una corazza di competenze tecniche e organizzative. I lunghi momenti di isolamento causati dalla pandemia e da un lavoro tecnico sempre più in modalità di smart working, le hanno consentito di ascoltare e dar voce al bisogno di dipingere, portandola a concentrarsi sull’autoesplorazione e conoscenza di sé, approfondendo la conoscenza del colore da un punto di vista psicologico, presso l’Accademia Italiana di Feng Shui. Attualmente incentra la propria attività artistica sulla ricerca dell’espressione e dell’esplorazione del mondo interiore attraverso il colore. I suoi quadri proiettivi nascono da un’esperienza sinestesica tra musica, incensi, sensazioni tattili e visive. Dipinge con le dita della mano sinistra, direttamente intinte nella tempera, per eludere il filtro della razionalità e il giudizio della perfezione tecnica, aprendo le porte dell’universo delle emozioni. La pratica pittorica diventa un atto curativo, ritrovando la spontaneità e l’esplosività di una comunicazione fluida, simbolica, interpretativa, colorata tipica del mondo dei bambini.
OPERE CON CUI L’ARTISTA HA PARTECIPATO ALL’EVENTO “COSMOGONIE”
1. J.M.B Missing
1. J.M.B Missing Asfalto e Acrilico su juta; 30×45.
2. Ómorfos antras
2. Ómorfos antras Asfalto e Acrilico su juta; 37×38.
3. Face to face
3. Face to face Asfalto e Acrilico su juta; 20×27.
COMMENTO DELLA GIURIA SULL’ARTE DI PATANE’
Stupenda forza espressiva di questo artista, tra visionaria espressività europea e richiami al graffitismo americano
BREVE BIOGRAFIA ARTISTA
Francesco Patanè, si forma al “Corso di paesaggistica” presso la Facoltà di Architettura Ludovico Quaroni de La Sapienza, ma ben presto sviluppa uno stile originale che lo porta, piuttosto che a progettare, a dipingere, discostandosi nettamente dalle tecniche pittoriche consuete. L’artista da sempre gioca sull’imperfezione, per far emergere la vera natura del soggetto raffigurato, la sua essenza profonda, il suo “io” nascosto, la sensibilità del singolo individuo a prescindere dall’aspetto fisico, il suo slogan infatti è: imperfection is beauty. La sua arte è volta al recupero di un ideale primordiale di raffigurazione e il suo incentrarsi sui corpi o sui visi della gente comune è legato alla predilezione per le imperfezioni estetiche che, a suo avviso, sono la parte più affascinante ed enigmatica di ogni singolo individuo, la perfezione è nell’essere non nell’apparire. Secondo Patanè l’arte deve riprodurre, evocare ed emozionare l’osservatore ma, cosa più importante, è nell’artista che l’opera d’arte deve riuscire a trasmettere quell’emozione. In contrapposizione alla “imperfezione” delle persone riprodotte, l’artista ha una minuziosa cura nella lavorazione dei materiali utilizzati, che lo portano ad iniziare addirittura dal telaio di legno sul quale sarà fissata l’opera, per poi passare alla lavorazione del sacco di juta, nel quale crea un’imprimitura con colla e acrilico e, alla fine, una volta asciugato il tutto, delinea il personaggio da riportare su tela. Successivamente procede con la colatura di asfalto catramoso per giungere alla realizzazione finale dell’opera. Nelle opere di Francesco Patanè si può intravedere un accenno solo iniziale all’astrattismo, che poi, attraverso la sovrapposizione dei materiali utilizzati, produce, quasi per magia, attraverso linee disordinante e colate di asfalto, figure e corpi umani, nei quali si può intravedere la sua primaria fonte di ispirazione, la genialità e il neoespressionismo di Jean Michel Basquiat.