Living Books

L’abitare contemporaneo

di Stefano Mavilio

(Architetto)

L’abitare contemporaneo -futuro?- dovrebbe consentirmi di fare tutto in qualunque luogo della casa e di muovermi liberamente senza nemmeno disporre dei banchi a rotelle. La casa come la conosciamo oggi -ingresso, cucina tinello, salotto buono, tende e mantovane- va assolutamente de-funzionalizzata, salvo poche eccezioni, ove necessario: il bagno, col tappetino in pelo erto e le tendine ricamate da nonna, sarà pur sempre un bagno, anche se non escludo che vi ci possa lavorare (è capitato che accadesse durante il primo lockdown).

La cucina sarà invece drammaticamente diversa: tornerà ad essere il <focus> della dimora, dove azione e pensiero riprenderanno a collaborare, vuoi che si tratti dello stufato, che del telelavoro, magari con annessa collezione di pentolame; giacché, pur vivendo una contemporaneità fatta di smaterializzazione dell’hardware, difficilmente ridurremo in dimensione il tegamino per le uova, almeno fino a quando esisteranno le uova (ma la domanda è pur sempre valida: perché invece di un tegamino ne accumuliamo intere collezioni?).

Tutto il resto deve essere <spazio per le diverse temporalità del vivere>: ove volessi dormire, in qualunque momento della giornata (telelavoro la notte con gli USA), apparirà un letto; ove volessi invece lavorare sul letto, appariranno i devices (i nostri figli già lo fanno). Rimuoveremo gli inutili salotti borghesi, i divani, i tavoli da pranzo; le mensole, i comò, i trumeau; perfino i buffet ed i controbuffet.

Come

Dovremo avere la possibilità di attrezzare un letto oppure una postazione di lavoro all’istante, quasi fosse un episodio di Star Trek. Il mio letto potrà essere scrivania; la scrivania, il letto. Perderanno significato anche le parole: meno oggetti meno parole, meno parole ma più significative (è troppo se dico multi-semantiche?). Del resto già oggi il tablet e il tavolo da cucina si esprimono con la medesima parola.

Quando i piani saranno ridotti a piani, siano essi orizzontali che verticali; quando i soffitti torneranno cieli e le finestre squarci di orizzonti; quando avrò definito il nuovo necessario corredo di utilità, avrò forse un’idea di cosa significherà l’abitare contemporaneo.

Luogo di gioia e di creatività fatta di cose semplici (non semplici cose) ma proprio perché semplici in grado di esprimere tutto il loro potenziale evocativo. E in questo rinnovato paesaggio domestico, in un tripudio di reti wi-fi e di reti neuronali, solo un oggetto avrà ancora valore di paradigma, di modello esemplare: l’ARTEFATTO LIBRO, che pur essendosi parzialmente smaterializzato in innumerevoli e-books, pdf e simili notazioni del nulla, è ancora oggi il Re delle nostre case. Comprate dunque una libreria che sia la sua Regina: prima o poi essa -magicamente- si riempirà.

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